Gita fuori porta - Capinota

Giovedì, mi sembra. Padre Sergio ha una rara mezza giornata libera e ci invita ad accompagnarlo a Capinota. Capicheee?!?! Io all'inizio avevo capito copilota...Però si dai, Martina e io accettiamo.

Ogni spostamento è un'occasione per farsi due chiacchiere. Inondiamo Padre Sergio di domande e opinioni più o meno pertinenti, lui si mette a raccontare con le mani sul volante e la testa mezza qui e mezza nei suoi ricordi boliviani.

"Queste pianure qui, diventano fiumi nella stagione delle pioggie". "Andiamo a trovare P. Massimo, Federica, Maria...". ""La strada che percorriamo porta a La Paz... questa qui secondaria in cui entriamo ora è una delle poche strade secondarie asfaltate che ci sono". L'ha asfaltata la COBOCE per farci passare i suoi camion. La COBOCE è un'industria di cemento "enteiramente boliviana", come recita la sua pubblicità scritta su tutti i muri, che pare essere una delle (poche) imprese locali che lavora con efficienza. "Chi lavora alla COBOCE - ci dice P. Sergio - è considerato fortunato, perché ha un salario decente e gli operai sono trattati bene".

Seguendo lungo questa rara comodità attraversiamo valli larghe e pianeggianti verdissime, circondate da montagne con colori cangianti: pietra grigie, gialle, terra marrone e rossa. Terra rossa. Vedendola mi nasce un sorriso bellissimo, mi verrebbe voglia di prenderne un pugno. Terra rossa come quella brasiliana, terra rossa come Laura che mi dice terra rossa di ritorno dall'Africa. E verde intensissimo.

E' così che mi ricordo che per me l'America Latina, finora il Brasile e persino San Paolo, è il luogo in cui mi sono sentita piccolissima in mezzo ad una natura potentissima. Solo in questa parte del mondo mi sono accorta che la natura che noi dei climi temperati riusciamo a dominare - e ormai solo a tratti - è in realtà qualcosa di troppo poderoso e stupefacente. Bellissima e sublime, me la godo tra un raggio di sole caldo e un temporale forte.

Mentre vagheggio per fortuna qualcun'altro guida e arriviamo a Capinota. P. Sergio ci abbandona dopo poco con la scusa di farci fare un giro da sole :-) Appena messo piede fuori dalla parrocchia occhi puntati su di noi. A breve ci viene il dubbio che abbiamo un naso rosso sulla canappia, dato che tutti ci guardano e ridacchiano... Noi passeggiamo con un punto interrogativo sulla testa.

Capinota ha una strada principale asfaltata, privilegio riservato alla piazza e a poco altro. Camminando incrociamo un gruppetto ben animato di studenti che tornano dal turno pomeridiano, poggiamo gli occhi su qualche cholita che vende verdura e frutta, ci guardiamo io e Marina con quella faccia un po' così ripercorrendo viso mani gambe piedi di due bimbetti che giocano in un canale di scolo della pioggia. Sulla strada passano spesso camion carichi di terra o pietre.

Il tempo è tiranno e noi tre abbiamo un invito a cena a Cochabamba. Ore 18 si risale in macchina. Appena fuori dal paese spuntano dei binari ferroviari in disuso. Una volta qui c'era la ferrovia e la cittadina ne godeva abbastanza. Poi però la ferrovia ha chiuso, non so bene perché. Più avanti un camion che trasporta pietre senza alcuna protezione per evitare che cadano. Noi temerari dietro con la macchina, mentre lasciamo questo strano posto a metà tra campagna e cemento.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Companera,
tutto bene? Noi pure qua passeggiamo con un punto interrogativo sulla testa... e mica solo con quello, io ho anche degli esclamativi, mentre alcuni ormai girano tra parentesi squadrate e incappucciati e tanto belli non sono. Ho pensato che potevasi, potrebbesi interessarti qualche aggiornamento... http://www.migraggi.it/?p=126

Un abbraccio!