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Extrañando el Sur :)
Per ricordare una giornata bellina passando a viaggiare - e in compagnia ottima! - pur restando in casa.. delicia minha!
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Ore molli
Riprovo riprendo contatti. Telefono casa. Sarà che gli incontri addolciscono l’anima, sarà la mia famiglia qui. Sarà pensare che a vida é breve, bisogna assaggiarne ogni momento. Sarà che, banalmente, mi mancano i amici cari.
Quella birretta lì, quella battuta lì, quella canzone. Oh, ma ti ricordi quando..? Che storia! Familiarità.
Insomma, qualcosa di nuovo arriva – un viaggio, nuovi amici (coloured, of course!) – e il mio equilibrio “lavoro di brutto” si rompe. Ben venga, va bene anche così. Forse più sano, non mettersi troppa pressione addosso. Almeno per un po’, godersi queste ore molli.

No panic! I'm fine. Al momento galleggio teneramente, con allegria, e un pizzico di saudade. Tutto qui!
Quella birretta lì, quella battuta lì, quella canzone. Oh, ma ti ricordi quando..? Che storia! Familiarità.
Insomma, qualcosa di nuovo arriva – un viaggio, nuovi amici (coloured, of course!) – e il mio equilibrio “lavoro di brutto” si rompe. Ben venga, va bene anche così. Forse più sano, non mettersi troppa pressione addosso. Almeno per un po’, godersi queste ore molli.
No panic! I'm fine. Al momento galleggio teneramente, con allegria, e un pizzico di saudade. Tutto qui!
Do-me-ni-ca! Replay

Dicendo Bolivia c s’immagina l’esotico: viaggi per mete arrischiate, esplorazioni di quartieri off-limits. Dicendo SCE, visita centro bimbi zona poverella, chiacchiera sui massimi sistemi, dove andrà questo sfigato paese?
E invece domenica, calma. Sollevo presto il mio corpo dal letto, avanza verso la doccia, mi baño, come si dice qui. Colazione! Mangio senza fretta le cose che piacciono a me – dubito quasi solo a me: pappetta d’avena, succo di frutta, caffé.
Fuori sole. Libro in giardino, ecco, questo sí che è proprio un piacere, libro sotto il sole in giardino. Mi rapiscono le parole e seguo le frasi. Continuo finché lo stomaco reclama: ho fame!!!
Mangio, e da due giorni ogni volta mi stupisco di me. Ho una nuova amichetta, Molletta! Mangio io e poi pulisco gli avanzi puliti e li propongo a questa miaaao. Bruttina e coccolosissima. Tutti qui mi dicono che i mici durano poco. Io mi dico che capperelli finché c’è, è Molletta! Molletta!

Esco con Marti che si è messa il cappello bianco da cuoca a comprare le uova. Sole che spacca le pietre ancora alle quattro. Caldo secco ma non troppo. Oggi mi sento al mare. In effetti in un mare di polvere e vento. Che bellezza i miei piedi scuriti dal sole e sporchi di terra!
Disponibile anche su: http://sce2009.blogspot.com
Milano...casa?
E quindi quel volo l'ho preso sul serio... Non che avessi dei dubbi, 1700 euro o forse più, considerate commissioni di posticipo data, un lavoro, la mamma che chiama sono delle buone motivazioni per non abbandonarsi a romanticherie.
Però ci ho un po' provato, o forse Marcos ci ha provato per me. Sbaglia la strada per andare all'aeroporto di Guarulhos, in una San Paolo come sempre trafficatissima e trafficante. E poi quei matti della Swiss Air che mi vogliono fare pagare 1000, dico 1000 dollari, dico dollari!, perché il mio bagaglio pesa troppo.. e no ehe rispondo io tra portoghese, italiano e inglese, mischiando gli idiomi all'incazzatura. Sul sito c'è scritto che "il volo che parte" fuori dalla vecchia Europa consente il trasporto di uno sproposito di chili. Però il pinguino mi dice che "il volo che parte" vuol dire "il viaggio che inizia" e "con il biglietto comprato" "fuori dall'Europa"... e giù igliettoni verdi!
E no carino! E io mi incazzo...quasi di proposito. Alla fine con gli estranei e le regole sono sempre rispettosa. Stavolta decido di provarci a fare un po' la stronzetta. No no caro, la tua compagnia è un pacco, qui le regole non potete farle mica per voi, devono essere intese dai passeggeri, il viaggio di andata è stato pessimo, quello di ritorno sarà mica peggio?!
Però, a quanto pare, ha ragione il mio antico amico Edo: "la gentilezza spiazza sempre, e funziona". Il mio tassista davvero speciale doveva concordare con Edo: "Bhé, non mi sembra è il caso di applicare rigidamente una regola, in una situazione spiacevole per tutti noi e in cui evidentemente l'errore è di entrambi..." Il pinguino respira, mi richiede tutti i documenti di viaggio, li gira e li rigira. Trovato! "Guardi, sul suo biglietto non c'è il limite di peso del bagaglio, e dovrebbe esserci, quindi stavolta non le faccio pagare nulla. Inoltre segnalerò alla compagnia l'imprecisione della regola presente sul sito." ... Risparmiati 1000 dollari, e quasi perso l'aereo! Quasi...
Però ci ho un po' provato, o forse Marcos ci ha provato per me. Sbaglia la strada per andare all'aeroporto di Guarulhos, in una San Paolo come sempre trafficatissima e trafficante. E poi quei matti della Swiss Air che mi vogliono fare pagare 1000, dico 1000 dollari, dico dollari!, perché il mio bagaglio pesa troppo.. e no ehe rispondo io tra portoghese, italiano e inglese, mischiando gli idiomi all'incazzatura. Sul sito c'è scritto che "il volo che parte" fuori dalla vecchia Europa consente il trasporto di uno sproposito di chili. Però il pinguino mi dice che "il volo che parte" vuol dire "il viaggio che inizia" e "con il biglietto comprato" "fuori dall'Europa"... e giù igliettoni verdi!
E no carino! E io mi incazzo...quasi di proposito. Alla fine con gli estranei e le regole sono sempre rispettosa. Stavolta decido di provarci a fare un po' la stronzetta. No no caro, la tua compagnia è un pacco, qui le regole non potete farle mica per voi, devono essere intese dai passeggeri, il viaggio di andata è stato pessimo, quello di ritorno sarà mica peggio?!
Però, a quanto pare, ha ragione il mio antico amico Edo: "la gentilezza spiazza sempre, e funziona". Il mio tassista davvero speciale doveva concordare con Edo: "Bhé, non mi sembra è il caso di applicare rigidamente una regola, in una situazione spiacevole per tutti noi e in cui evidentemente l'errore è di entrambi..." Il pinguino respira, mi richiede tutti i documenti di viaggio, li gira e li rigira. Trovato! "Guardi, sul suo biglietto non c'è il limite di peso del bagaglio, e dovrebbe esserci, quindi stavolta non le faccio pagare nulla. Inoltre segnalerò alla compagnia l'imprecisione della regola presente sul sito." ... Risparmiati 1000 dollari, e quasi perso l'aereo! Quasi...
No, ma settimana prossima si
Capperi, con un piede di qui dell'oceano e uno sull'altra costa è ben difficile stare in equilibrio!
Ebbene si, lavoro finito, viaggio anche. Lunedí si torna a San Paolo, giovedí toccheró terra a Milano.
Mi spiace di non essere stata molto presente su questo blog, soprattutto nell'ultimo mese. A volte pigrizia, piú spesso connessioni lentissime o inesistenti! Altre volte la voglia di vivere tutto di un luogo e della sua gente, proprio fino all'ultimo!
Ultimo luogo che voglio raccontare è Atins. Atins è una specie di mondo sospeso tra il passato e il futuro. A dire il vero piú passato che futuro... Istmo di terra tra l'oceano Atlantico e il fiume Preguiça (pigrizia...che nome azzeccato!) popolato da poche anime e un sacco di animali, circondato da foresta e dune di sabbia giallo chiaro. Posto alla fine del mondo e in punta del Maranhão.
Subito sotto São Luis, dove mi trovo ora, è la porta di accesso ai Lençõis Maranhenses, deserto e parco nazionale. Tra una duna e l'altra, nella stagione delle piogge, si formano delle lagune di acqua piovana. Immaginatelo voi un deserto purissimo puntellato di laghi... Se pi ci mettete un vento caldo o le notti di luna.
Se Jericoacoara è naturalisticamente meravigliosa, Atins è quel luogo un cui un signore sdentato ti chiede di fotografare le sue bambine bellissime. E´quel luogo in cui dormi a casa di Dona Rita, 54 anni che sembrano 67, mangi il pesce che suo marito ha pescato e lei ha cucinato per te. È quel luogo in cui l'elettricitá a volte c'è ma piú spesso no, e questo aiuta a vivere al ritmo del sole e della luna.
...capperi, mi sta chiudendo l'internet point... vabbé, un posto che non si puó dimenticare e che vi racconteró meglio a voce!
Giovedí sono a Milano...cazzo!!!!!!!
Baci,
Mari
Ebbene si, lavoro finito, viaggio anche. Lunedí si torna a San Paolo, giovedí toccheró terra a Milano.
Mi spiace di non essere stata molto presente su questo blog, soprattutto nell'ultimo mese. A volte pigrizia, piú spesso connessioni lentissime o inesistenti! Altre volte la voglia di vivere tutto di un luogo e della sua gente, proprio fino all'ultimo!
Ultimo luogo che voglio raccontare è Atins. Atins è una specie di mondo sospeso tra il passato e il futuro. A dire il vero piú passato che futuro... Istmo di terra tra l'oceano Atlantico e il fiume Preguiça (pigrizia...che nome azzeccato!) popolato da poche anime e un sacco di animali, circondato da foresta e dune di sabbia giallo chiaro. Posto alla fine del mondo e in punta del Maranhão.
Subito sotto São Luis, dove mi trovo ora, è la porta di accesso ai Lençõis Maranhenses, deserto e parco nazionale. Tra una duna e l'altra, nella stagione delle piogge, si formano delle lagune di acqua piovana. Immaginatelo voi un deserto purissimo puntellato di laghi... Se pi ci mettete un vento caldo o le notti di luna.
Se Jericoacoara è naturalisticamente meravigliosa, Atins è quel luogo un cui un signore sdentato ti chiede di fotografare le sue bambine bellissime. E´quel luogo in cui dormi a casa di Dona Rita, 54 anni che sembrano 67, mangi il pesce che suo marito ha pescato e lei ha cucinato per te. È quel luogo in cui l'elettricitá a volte c'è ma piú spesso no, e questo aiuta a vivere al ritmo del sole e della luna.
...capperi, mi sta chiudendo l'internet point... vabbé, un posto che non si puó dimenticare e che vi racconteró meglio a voce!
Giovedí sono a Milano...cazzo!!!!!!!
Baci,
Mari
Ma quanti mondi ci sono?
Il Brasile è un paese grandissimo. Visto su qualsiasi mappa e mappamondo, a qualsiasi prospettiva quegli affascinanti tratteggi obbediscano, l'Europa a confronto sembra un buco di un bruco dentro un meleto fotografato dall'elicottero. Insomma, un buco di culo.
Questa vastità, la sua bellezza, le ricche risorse del territorio non sono bastate al Brasile per nutrire e far prosperare tutti i popoli che si sono incrociati e misturati negli anni della sua storia.
Nel mio lavoro all'Arsenal mi siedo accanto, converso, sento l'odore e la voce, guardo uomini che vengono da ogni anfratto di questa terra. Cearà, Bahia, Paranà, Rio grande do Norte, San Paolo, Mato grosso, Rio grande do Sul... Facce di tutti i colori, occhi pieni di sfumature. Mille e una storia a disposizione di chi si mette in ascolto. Ai racconti di vita di cui spesso capisco solo una parte, mi sa per fortuna.., si aggiunge una grande voglia di futuro. Gli uomini dell'Arsenal non smettono certo di sognare, neppure un lungo viaggio.
"Ma in Italia ci sono i neri?" "E' vero che lì sono razzisti?" "Quanto costa vivere lì?" "Ma si lavora?" "Eh, lì è primo mondo..." "No, solo l'America è primo mondo!" "E ma lì nel primo mondo c'è il re, mica come qui che siamo nel terzo e c'è il presidente."
Tra sogni, curiosità, legende e progetti abbozzati, quello che non cambia mai è questa divisione introiettata. Noi qui terzo mondo, voi lì primo. Al di là del politically incorrect usato con tanta ingenuità che quasi commuove, stupiscono la costanza e la convinzione con cui questa distinzione ritorna. Non solo tra gli uomini dell'Arsenal. Tra una risata, una stoccatina e una battuta, il 3 a uno invertito non si lascia accantonare. E non è solo una distinzione che vuol dire "diverso". Si porta dietro un "di più" e un "di meno". A me verrebbe sempre da dire: "Ma no dai, ma quale primo e terzo mondo!" Poi non so, mi viene da pensare che non saprei come gestirla la conversazione seguente. Politically correct, questione di definizioni, parole diverse per diverse analisi o teorie, mera esperienza? Quindi sorrido. Non è che non mi va'. E' che a volte si impara di più lasciando le cose scomposte, ammainando le vele e le armi. Così mi ritrovo un po' anch'io in quella scomoda posizione di chi si sente capace ma poi non troppo, di chi vorrebbe parlare ma non sa se gli danno il permesso né se dovrebbe esigere parola, di chi è rimasto indietro e in fondo è anche un po' colpa sua. Insomma, in quella scomoda e scomposta posizione da terzo mondo.
Di mondi però ce n'è mi sa più di tre, e all'Arsenal alcuni alunni ne creano di nuovi. Sarebbe un sacco lunga la lista di talenti da recuperare tra questi nullafacenti, straccioni, poveracci. Per ora solo un alunno silenzioso e grazioso. Quel mattarello scrive delle storie fenomenali. Si mette lì nelle ore di lezione, di fronte alla lavagna, e ricama sul tema del giorno ghirigori di parole. Fin qui, direbbe Vincent Cassel, tutto bene. Solo che il mattarello scrive pagine e pagine di racconti e similia al contrario. Non solo destrasinistra, ma anche sottosopra. Legge anche così, dice che gli viene più facile.
Provate voi a riempire di nuovi mondi le pagine di un quaderno upsidedown e dereitaisquerda. Da leggere e scrivere bene. I repeat, bene! ;-)
Questa vastità, la sua bellezza, le ricche risorse del territorio non sono bastate al Brasile per nutrire e far prosperare tutti i popoli che si sono incrociati e misturati negli anni della sua storia.
Nel mio lavoro all'Arsenal mi siedo accanto, converso, sento l'odore e la voce, guardo uomini che vengono da ogni anfratto di questa terra. Cearà, Bahia, Paranà, Rio grande do Norte, San Paolo, Mato grosso, Rio grande do Sul... Facce di tutti i colori, occhi pieni di sfumature. Mille e una storia a disposizione di chi si mette in ascolto. Ai racconti di vita di cui spesso capisco solo una parte, mi sa per fortuna.., si aggiunge una grande voglia di futuro. Gli uomini dell'Arsenal non smettono certo di sognare, neppure un lungo viaggio.
"Ma in Italia ci sono i neri?" "E' vero che lì sono razzisti?" "Quanto costa vivere lì?" "Ma si lavora?" "Eh, lì è primo mondo..." "No, solo l'America è primo mondo!" "E ma lì nel primo mondo c'è il re, mica come qui che siamo nel terzo e c'è il presidente."
Tra sogni, curiosità, legende e progetti abbozzati, quello che non cambia mai è questa divisione introiettata. Noi qui terzo mondo, voi lì primo. Al di là del politically incorrect usato con tanta ingenuità che quasi commuove, stupiscono la costanza e la convinzione con cui questa distinzione ritorna. Non solo tra gli uomini dell'Arsenal. Tra una risata, una stoccatina e una battuta, il 3 a uno invertito non si lascia accantonare. E non è solo una distinzione che vuol dire "diverso". Si porta dietro un "di più" e un "di meno". A me verrebbe sempre da dire: "Ma no dai, ma quale primo e terzo mondo!" Poi non so, mi viene da pensare che non saprei come gestirla la conversazione seguente. Politically correct, questione di definizioni, parole diverse per diverse analisi o teorie, mera esperienza? Quindi sorrido. Non è che non mi va'. E' che a volte si impara di più lasciando le cose scomposte, ammainando le vele e le armi. Così mi ritrovo un po' anch'io in quella scomoda posizione di chi si sente capace ma poi non troppo, di chi vorrebbe parlare ma non sa se gli danno il permesso né se dovrebbe esigere parola, di chi è rimasto indietro e in fondo è anche un po' colpa sua. Insomma, in quella scomoda e scomposta posizione da terzo mondo.
Di mondi però ce n'è mi sa più di tre, e all'Arsenal alcuni alunni ne creano di nuovi. Sarebbe un sacco lunga la lista di talenti da recuperare tra questi nullafacenti, straccioni, poveracci. Per ora solo un alunno silenzioso e grazioso. Quel mattarello scrive delle storie fenomenali. Si mette lì nelle ore di lezione, di fronte alla lavagna, e ricama sul tema del giorno ghirigori di parole. Fin qui, direbbe Vincent Cassel, tutto bene. Solo che il mattarello scrive pagine e pagine di racconti e similia al contrario. Non solo destrasinistra, ma anche sottosopra. Legge anche così, dice che gli viene più facile.
Provate voi a riempire di nuovi mondi le pagine di un quaderno upsidedown e dereitaisquerda. Da leggere e scrivere bene. I repeat, bene! ;-)
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La mobilità differenziata
Ho letto non ricordo su quale articolo sito guida, che le vere padrone di San Paolo sono le automobili. Credo appaia cosí a chi attraversa questo enorme crocevia di strade e vite da turista. La verità è che le vere padrone di San Paolo non sono le automobili, ma le persone che ne hanno una.
San Paolo conta all'incirca 18 milioni di abitanti, esclusi i municipi limitrofi. Includendoli l'immensa distesa di case, baracche, negozietti e shopping center guadagna altri 10 milioni di esseri umani. Ha un'estensione di 1523 km quadrati,è divisa in 39 aree. Per San Paolo girano 17.000 autobus divisi su 985 linee di trasporto pubblico urbano.
I numeri si sa, possono parlare ma anche no. Chi ha abbastanza denaro da potersi permettere una macchina può raggiungere diversi luoghi della città con una certa facilità. Esce dal suo appartamento, saluta il guardiano al cancello che, come nelle discoteche più esclusive, apre solo agli avventori graditi, sale in macchina e raggiunge il lavoro, un centro commerciale, un cinema, un ristorante, degli amici per una birra in zone anche distanti della città. Se ne ha voglia lavora a nord e si sposta per cena ad ovest o ad est in una mezz'oretta. Se fa freddo, come in questi giorni, il fortunato subisce il clima inusuale per un paese tropicale solo per qualche minuto. Trasporta in relativa sicurezza e comodamente i suoi acquisti. Se proprio teme i passanti, pigia distrattamente il pulsante che chiude gli sportelli. Paga poco il carburante.
Dopo due giorni di queste comodità e di questa confortante dipendenza dai mezzi altrui, oggi ho compreso che ciò che a me pare scontato da sempre, non lo è affatto. Davvero però. San Paolo non è Milano, e neppure Londra o New York. Chi non ha una macchina a San Paolo si confronta quotidianamente con la ricerca di un mezzo adatto per andare dove ha bisogno e voglia di andare. Senza cambiare mille mezzi come suggerisce il matto sito dei trasporti di San Paolo, e impiegandoci un tempo ragionevole. Chi usa ônibus, cioè gli autobus, si destreggia tra mille vie e percorsi. Lo ad una banchina di legno colorato senza segnalazioni,aspetta un ônibus vecchio e semivuoto all'andata, che al ritorno sarà talmente pieno da affrontare con difficoltà una breve salita. Subisce il freddo, tiene la borsa stretta, mangiucchiando pop corn o fumando una sigaretta. Tenta di
accomodarsi in un tragitto lungo, a volte lunghissimo per andare a casa, al lavoro, altrove.
Oggi Leandro, un signore speciale del Caminho Novo, ha insistito per accompagnarmi alla metropolitana, neppure 5 minuti a piedi di distanza. Beatriz guidava la macchina su cui eravamo, lui è sceso con me e ha fatto la fila per comprare il biglietto unico, una specie di carnet ATM prepagato. Nella coda abbiamo parlato un po' e bene, di sicurezza e trasporti. Ad un certo punto mi ha detto:"Io credo che una città cosi grande non dovrebbe esistere".
Mi ha lasciato alla barriera della metro. Il tempo che arrivasse il mio treno, lui era giá sceso alla mia ricerca: "Ho avuto il dubbio che prendessi la direzione sbagliata". L'ho perdonata immediatamente questa apprensione un po' eccessiva. Ho sorriso. Dopo tutto è San Paolo, e lui fa' l'insegnante!
San Paolo conta all'incirca 18 milioni di abitanti, esclusi i municipi limitrofi. Includendoli l'immensa distesa di case, baracche, negozietti e shopping center guadagna altri 10 milioni di esseri umani. Ha un'estensione di 1523 km quadrati,è divisa in 39 aree. Per San Paolo girano 17.000 autobus divisi su 985 linee di trasporto pubblico urbano.
I numeri si sa, possono parlare ma anche no. Chi ha abbastanza denaro da potersi permettere una macchina può raggiungere diversi luoghi della città con una certa facilità. Esce dal suo appartamento, saluta il guardiano al cancello che, come nelle discoteche più esclusive, apre solo agli avventori graditi, sale in macchina e raggiunge il lavoro, un centro commerciale, un cinema, un ristorante, degli amici per una birra in zone anche distanti della città. Se ne ha voglia lavora a nord e si sposta per cena ad ovest o ad est in una mezz'oretta. Se fa freddo, come in questi giorni, il fortunato subisce il clima inusuale per un paese tropicale solo per qualche minuto. Trasporta in relativa sicurezza e comodamente i suoi acquisti. Se proprio teme i passanti, pigia distrattamente il pulsante che chiude gli sportelli. Paga poco il carburante.
Dopo due giorni di queste comodità e di questa confortante dipendenza dai mezzi altrui, oggi ho compreso che ciò che a me pare scontato da sempre, non lo è affatto. Davvero però. San Paolo non è Milano, e neppure Londra o New York. Chi non ha una macchina a San Paolo si confronta quotidianamente con la ricerca di un mezzo adatto per andare dove ha bisogno e voglia di andare. Senza cambiare mille mezzi come suggerisce il matto sito dei trasporti di San Paolo, e impiegandoci un tempo ragionevole. Chi usa ônibus, cioè gli autobus, si destreggia tra mille vie e percorsi. Lo ad una banchina di legno colorato senza segnalazioni,aspetta un ônibus vecchio e semivuoto all'andata, che al ritorno sarà talmente pieno da affrontare con difficoltà una breve salita. Subisce il freddo, tiene la borsa stretta, mangiucchiando pop corn o fumando una sigaretta. Tenta di
accomodarsi in un tragitto lungo, a volte lunghissimo per andare a casa, al lavoro, altrove.
Oggi Leandro, un signore speciale del Caminho Novo, ha insistito per accompagnarmi alla metropolitana, neppure 5 minuti a piedi di distanza. Beatriz guidava la macchina su cui eravamo, lui è sceso con me e ha fatto la fila per comprare il biglietto unico, una specie di carnet ATM prepagato. Nella coda abbiamo parlato un po' e bene, di sicurezza e trasporti. Ad un certo punto mi ha detto:"Io credo che una città cosi grande non dovrebbe esistere".
Mi ha lasciato alla barriera della metro. Il tempo che arrivasse il mio treno, lui era giá sceso alla mia ricerca: "Ho avuto il dubbio che prendessi la direzione sbagliata". L'ho perdonata immediatamente questa apprensione un po' eccessiva. Ho sorriso. Dopo tutto è San Paolo, e lui fa' l'insegnante!
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Sbaglia Rob o sono io? Secondo me nessuno dei due
Cavoli, dovrei scusarmi con amici, lettori e me. Questo blog sta diventando una specie di diario per nulla segreto. Nato per raccontare un viaggio, finisce per raccontare me. Manteniamo tutti la calma, va così solo per ora.. Non è una promessa, ma un auspicio sì. Poi, in fin dei conti, di peccati ed errori c'è chi ne commette di più gravi!
Oggi sono stata scaricata per salvare la faccia alla cena di Natale, amara e deludente fine di un percorso troppo carico di aggettivi per elencarli tutti. Mi consolerò brindando allo scampato pericolo di condividermi con un vigliacco. Se nel bicchiere finiranno anche le lacrime, e ci finiranno in abbondanza, almeno sorseggerò più a lungo.
Non s'era sbagliato Rob sull'amore. Io neppure, almeno adesso no. E' che, accidenti!, m'ero dimenticata che servono ricche dosi di coraggio, fiducia e umiltà. Tutte e tre, rare.
ps: nel post ci sono ben tre citazioni, una addirittura colta.. chi l'indovina? ;-)
Oggi sono stata scaricata per salvare la faccia alla cena di Natale, amara e deludente fine di un percorso troppo carico di aggettivi per elencarli tutti. Mi consolerò brindando allo scampato pericolo di condividermi con un vigliacco. Se nel bicchiere finiranno anche le lacrime, e ci finiranno in abbondanza, almeno sorseggerò più a lungo.
Non s'era sbagliato Rob sull'amore. Io neppure, almeno adesso no. E' che, accidenti!, m'ero dimenticata che servono ricche dosi di coraggio, fiducia e umiltà. Tutte e tre, rare.
ps: nel post ci sono ben tre citazioni, una addirittura colta.. chi l'indovina? ;-)
Il lato umano della forza
Ieri ero in autobus. Con il naso attaccato a Repubblica del lunedì e le orecchie libere. "Niente musicaper oggi, solo parole". "Ciao.. bene.. tu.. a sì, per il resto ho deciso che me ne vado, cambio città, lavoro..". E' la ragazza accanto a me, appesa alla maniglia offerta dall'ATM e al filo del cellulare. Io ascolto, non mi giro. Penso: "Che decisa che è! Complimenti! Chissà cosa lascia e verso dove viaggia.. e io?" "Bhe, si, voglia di crescere professionalmente, anche se mi costerà alcuni sacrifici, ma tanto senza quelli..". Capperi, che grinta!
.. .. "Si, dai, sentiamoci, supportami" .. .. "Cambio idea ogni giorno, magari domani ti dico una cosa diversa, in questi giorni è così, proprio non riesco a decidermi". "Uuuu, meno male", sussulto io, salvata sul filo da una sequela di pare sul mondo popolato di certezze e me schizofrenica. Grazie signorina dalla brutta t-shirt color pastello!
.. .. "Si, dai, sentiamoci, supportami" .. .. "Cambio idea ogni giorno, magari domani ti dico una cosa diversa, in questi giorni è così, proprio non riesco a decidermi". "Uuuu, meno male", sussulto io, salvata sul filo da una sequela di pare sul mondo popolato di certezze e me schizofrenica. Grazie signorina dalla brutta t-shirt color pastello!
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