Abdul, Sal, Mookie e Radio Raheem

A volte ho la sensazione che le cose non succedano per caso. Milano, settembre 2008, "Fa' la cosa giusta". Il film di Spike Lee è del 1989. Ci ho messo quasi dieci anni per vederlo. Però, appunto, nel momento giusto. "Fa' la cosa giusta" è un film, bellissimo, sul razzismo. All'inizio sembra quasi un'etnografia filmata di una vita di quartiere, con i suoi pettegolezzi, le consuetudini, gli amori e gli scazzi. Poi lentamente ma inevitabilmente le tensioni emergono, prendono forza e assumono la forma della violenza. [Hai già visto il film? Salta al paragrafo 5]


Sal è un italoamericano che ha costruito con le sue mani una pizzeria in questo angolo nero e sogna che i suoi figli continuino quello che lui ha iniziato. I due non sono tanto per la quale, soprattutto Pino, che si svelerà profondamente razzista. Lui, tra i negri, non ci vuole stare. Sal, invece, li ha visti crescere con le sue pizze e uno per uno questi giovani del quartiere.

Mookie è un ragazzo nero che lavora per lui con ritmi bahiani, lentamente. Rispetta Sal, e Sal lo rispetta. Due suoi amici, Radio Raheem e Buggin Out frequentano la pizzeria, come tutti del resto. Radio Raheem con il suo stereo sempre a palla su Fight the Power dei Public Enemy; Buggin Out polemizzando per le foto di soli italoamericani appese nel locale. Un giorno però Buggin Out inizia a proporre il suo boicottaggio di Sal. Su quel muro, dice, devono esserci anche i fratelli di colore. E finché non sarà così, nessuno dovrà andare a mangiare dall'italiano. Solo che nessuno gli da' retta, sei matto, ci sono cresciuta con quella pizza, è la pizza più buona che c'è. E via così.

L'attaccamento di Sal e la benevolenza della comunità però non saranno sufficienti ad evitare la catastrofe. Sal, esasperato dall'isistenza di Buggin Out e dalla musica di Radio Raheem nel suo locale e spaccherà violentemente la radio di quest'ultimo. Le violenze proseguiranno con la morte di Radio Raheem per mano di un poliziotto e la distruzione del locale di Sal per mano degli abitanti del quartiere. L'ultima scena, in cui Mookie va da Sal a chiedere brutalmente la sua paga, chiude il film.

Fa' la cosa giusta è un film sul razzismo che non concede nulla al sensazionalismo o alla strumentalizzazione. Racconta come sentimenti d'intolleranza e violenza nascono e proliferano in un ambiente tutto sommato tollerante. O che comunque avrebbe i presupposti per diventarlo. Spike Lee sembra dire, non esiste il razzismo in quanto tale, esistono delle situazioni che lo alimentano. Prima che un'ideologia, il razzismo è un quotidiano e persistente disagio nella convivenza. Inoltre, è violento. Non è argomentato: per Pino, razzista e (infatti) violento, i suoi idoli neri - Prince, Magic Johnson... - non sono proprio neri, sono più che neri. Disagio nella convivenza non dialogato, mai mediato, solo lasciato scorrere.

Impossibile non pensare a Milano, sfondo dell'uccisione atroce di Abdul. Per strada, a sprangate, all'inizio di un giorno qualsiasi. Io non so se i signori Cristofoli siano razzisti. Loro dicono di no. Però quello che mi sembra plausibile, è che, dato che Abdul era nero, si siano sentiti più giustificati a massacrarlo. Bianco due calci nel culo e non farti più vedere, nero morto ammazzato. Forse ancora meno: neppure il progetto di uccidere, semplicemente le botte senza pensare a quando fermarsi. Già bianco non si doveva permettere, figurati nero. Già questo viene a rompere i c......i, poi figurati se ruba nel bar mio. In effetti, immagino i loro gesti violenti mossi da un desiderio di preservazione territoriale piuttosto che dalla ricerca di giustizia per un danno economico subito. Il problema non è il pacco di biscotti. E' che non ti devi permettere. Tu nero, ancora meno. Più che dentro un discorso razzista, giustificati da e armati di quello. Oltre che di violenza. Violenza ricevuta e restituita moltiplicata infinitamente. Come con la morte di Radio Raheem e la distruzione del locale di Sal.

Casca così, ed in effetti non ci voleva poi molto, la mia illusione che perla convivenza pacifica bsta che le persone si incontrino e conoscano reciprocamente. Era ovvio che non fosse così, ma continuavo a girarci attorno. Ci sono dei discorsi, delle dinamiche e forse dei sistemi che alimentano in noi violenza e razzismo. Questo livello "sistemico" nel film di Spike Lee non c'è. Non c'è tivvù, non c'è retorica politica e neppure politica, non c'è disuguaglianza. C'è una comunità quasi tutta nera con i suoi scazzi e problemi. Ma anche le sue allegrie. A Milano invece si vede fin troppo. Almeno vuol dire che si può migliorare.

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